Lo spirito del Sutra del Loto sta alla base delle idee e delle attività di Makiguchi. Esso comprende tre punti fondamentali che potremmo chiamare: verificabilità, praticità e compassione.
1) Verificabilità
Quali sono stati gli insegnamenti del Sutra del Loto che colpirono Makiguchi? Possiamo farcene un’idea leggendo un brano tratto dal secondo volume dellaPedagogia per la creazione di valore: «I princìpi scientifici in cui crediamo sono deduzioni ricavate dall’integrazione di fatti osservati, verificate poi attraverso l’applicazione a situazioni concrete. Accanto alle prove scientifiche dell’analisi razionale e della verifica sperimentale, il Sutra del Loto aggiunge una terza prova, quella documentaria basata sui sutra. Sono questi i tre tipi di prove che occorrono per discutere esaurientemente la Legge»8.
In questa asserzione emerge la connessione che, nella ricerca di razionalità e verificabilità, sussiste tra lo spirito del Sutra del Loto e quello scientifico.
I tre punti proposti qui da Makiguchi, cioè la prova teorica, la prova documentaria e la prova concreta, sono gli stessi enunciati da Nichiren Daishonin come criteri di valutazione delle religioni. “Ragione” significa dimostrare attraverso argomentazioni logiche, “prova documentaria” indica la capacità di sostenere tali argomentazioni con dei testi scritti e “verificabilità” indica la manifestazione di risultati concreti. «Nel giudicare i meriti relativi delle dottrine buddiste – scrive il Daishonin – io Nichiren ritengo che i migliori criteri siano quelli della ragione e della prova documentaria. E, ancor più importante della prova teorica e di quella documentaria, vi è la prova concreta dei fatti»9.
La più importante è quindi la prova concreta ed è su di essa che Makiguchi concentrò particolarmente la sua attenzione. Infatti, per dimostrare la validità dei metodi educativi proposti nella Pedagogia per la creazione di valore, costituì, nell’autunno del 1936, un gruppo di insegnanti che avrebbero dovuto verificare sperimentalmente i princìpi del suo sistema. In seguito organizzò degli incontri, che chiamava “riunioni per discutere esperienze di vita innovativa” e “di una vita di valore”, per offrire l’opportunità ai partecipanti di condividere le proprie esperienze di fede.
Il grande rispetto che Makiguchi nutriva per la “prova concreta” – sia in ambito religioso sia in quello educativo – era la naturale conseguenza della sua fede buddista. Ma, nello stesso tempo, questa prospettiva era particolarmente congeniale al suo spirito di ricerca, che aborriva le teorizzazioni astratte e andava continuamente alla ricerca di metodi educativi che si rivelassero veramente efficaci.
Naturalmente “la prova dei fatti” include sia gli effetti positivi sia quelli negativi che raccogliamo nel corso dell’esistenza. Lo stesso Nichiren Daishonin, che mise in luce la verità del Sutra del Loto anche attraverso la confutazione di altre dottrine, accanto alla prova teorica e documentaria utilizzò ampiamente anche la prova concreta. Le conseguenze di abbracciare e praticare il Sutra del Loto oppure di offenderlo sono citate nel sutra stesso. I brani sono così numerosi che è impossibile citarli tutti; per esempio nel terzo capitolo, Parabola, troviamo:
Se una persona non ha fede
ma invece offende questo sutra
distruggerà immediatamente i semi
per diventare Budda in questo mondo10.
E ancora:
Se questa persona...
vedendo coloro che leggono, recitano,
copiano e abbracciano questo sutra
dovesse disprezzarli, odiarli, invidiarli
o serbare loro rancore
al termine della sua vita
cadrà nell’Inferno Avichi 11.
e il capitolo Dharani, il ventiseiesimo, afferma:
Coloro i quali non presteranno ascolto alle nostre parole
e disturberanno o interromperanno quelli che predicano la Legge,
avranno la testa spaccata in sette pezzi
come i rami dell’albero di arjaka12.
La particolare importanza attribuita da Makiguchi alla prova concreta è stata tramandata nella Soka Gakkai dai suoi successori, e costituisce una sorgente di vitalità per tutti i membri che basano la loro fede sull’esperienza diretta.
Il clima spirituale giapponese è tale per cui spesso una religione che parla di benefici concreti, reali, viene considerata rozza e superficiale. Questo atteggiamento deriva dal concepire la religione solo in modo istituzionale e staccato dalla realtà.
2) Praticità
L’importanza attribuita da Makiguchi al senso pratico, si ricollega alla necessità di verifica citata in precedenza. Bisogna anche considerare il suo disprezzo per il “sapere delle torri d’avorio”.
Alla quinta assemblea generale della Soka Kyoiku Gakkai, (22 novembre 1942), egli tenne un discorso sul tema “I devoti, i credenti e gli studiosi del Sutra del Loto e il metodo per studiarlo”, nel quale spiegò che, fra coloro che credono nel Buddismo di Nichiren Daishonin, bisogna distinguere tra “devoti” e “credenti”: i veri devoti sono coloro che, facendo proprio lo spirito del Bodhisattva, praticano per se stessi e per gli altri. Con questo egli intendeva dire che un vero buddista è non solo chi pratica per ottenere benefici personali, ma chi si sforza anche di far conoscere l’insegnamento agli altri.
Citando l’affermazione di Nichiren Daishonin: «Se lo propagate i demoni sorgeranno certamente. Se così non fosse non ci sarebbe modo di sapere che questo è il vero insegnamento»13, egli voleva sottolineare che, poiché i demoni sorgono naturalmente quando si diffonde il Buddismo agendo come bodhisattva, «possiamo distinguere tra devoti e semplici credenti in base al fatto che sorgano o meno forze malvagie che li contrastino»14. Questa frase costituisce una severa critica ai preti della Nichiren Shoshu e ai seguaci della organizzazione laica a loro associata, l’Hokkeko. D’altro canto essa ci offre una chiara immagine dell’atteggiamento del primo presidente, che portava avanti la sua fede senza paura di repressioni e lottando costantemente per essere fedele agli insegnamenti di Nichiren Daishonin.
Lo spirito di Makiguchi si accorda con quello di Nichiren, che lesse il Sutra del Loto alla luce delle sue esperienze di vita: «Gli altri leggono il Sutra del Loto solo con la bocca, leggono solo le parole, ma non lo leggono con ilcuore. Anche se lo leggono con il cuore, non lo leggono con il corpo. Veramente lodevole è leggerlo sia con il corpo sia con la mente»15.
Più volte il Daishonin dichiarò che i seguaci del Sutra del Loto dovranno incontrare difficoltà: egli stesso si considerava il devoto del Sutra proprio per il fatto di averle personalmente incontrate esattamente come il Sutra predice. «Poiché ho subìto queste grandi persecuzioni in quanto devoto del Sutra del Loto, non me ne rammarico. Nessuna esistenza potrebbe essere più fortunata di questa, per quanto possa ripetere numerose volte il ciclo di nascita e morte. [Senza queste persecuzioni] sarei potuto rimanere nei tre o quattro cattivi sentieri, ma adesso, con mia grande gioia, sono certo di spezzare il ciclo delle sofferenze di nascita e morte e ottenere il frutto della Buddità.»16. Il Daishonin spiegò che le persecuzioni erano inevitabili anche per i suoi discepoli, e in una lettera spinse il discepolo Shijo Kingo a essere pronto ad affrontarle con coraggio: «Molti vengono a conoscenza di questo sutra e lo accettano ma, quando sorgono grandi ostacoli, proprio come gli era stato annunciato che sarebbe accaduto, pochi lo ricordano e lo tengono bene in mente. Accettare è facile, continuare è difficile.Ma la Buddità si trova nel mantenere la fede. Colui che abbraccia questo sutra dovrebbe essere pronto a incontrare difficoltà.»17.
È in base a tali letture che Makiguchi interpretò la sua persecuzione, quando fu incarcerato dalle autorità militari, come testimonia una lettera che scrisse alla famiglia: «Questo è niente in confronto alle sofferenze sopportate da Nichiren Daishonin a Sado. È il mio karma passato che sta venendo a galla, esattamente come è scritto nel Sutra e negli insegnamenti di Nichiren Daishonin»18. E ancora: «Sono sorpreso io stesso di aver scritto Una teoria del valore, qualcosa che molti studiosi avrebbero voluto scrivere, ma che nessuno è riuscito a elaborare negli ultimi cento anni. Ancor più mi sorprende che, in conseguenza di questa teoria, molte persone hanno preso fede nel Sutra del Loto e migliaia di esseri umani hanno potuto sperimentarne una prova concreta»19.
I preti delle altre scuole, temendo persecuzioni e sopraffazioni, cercarono di ingraziarsi le autorità militari, anche a costo di compromettersi, accettando i talismani shintoisti. Makiguchi, invece, determinato a rimanere fedele al Sutra del Loto e agli insegnamenti di Nichiren, rifiutò sempre questi compromessi, anche a rischio della sua stessa vita.
Il suo atteggiamento nei confronti delle persecuzioni riflette la grande importanza che egli attribuiva all’“esperienza concreta basata sulla Legge”. Anche il proposito di “vivere con grande valore” riflette l’idea di una “vita vissuta in accordo con la Legge”, in altre parole la legge della vita: «Si potrebbe pensare che vivere con grande valore significhi vivere secondo un’etica fuori dal comune, difficilissima da realizzare dai normali esseri umani. Ma ciò che intendo, invece, è vivere secondo la legge della vita e cioè rispettare gli ultimi insegnamenti del Budda, che ci chiede di smettere di dipendere sempre dalle persone invece che dalla Legge universale. Fino a quando Shakyamuni non diede questa indicazione, la saggezza tradizionale prescriveva alle persone di obbedire incondizionatamente alle parole dei superiori, che si trattasse del rapporto tra sovrano e sudditi, tra genitori e figli, marito e moglie, padrone e servitori oppure maestro e discepolo»20. “Vivere con grande valore” significa dunque porre le cause per un’esistenza felice attraverso una pratica corretta della Legge, cioè praticando il Buddismo per sé e per gli altri. La frase del Sutra del Nirvana «Dipendi dalla Legge e non dalla persona» veniva spesso citata da Nichiren Daishonin e costituiva uno dei capisaldi del suo insegnamento.
3) Compassione
Makiguchi comprese profondamente come il Sutra del Loto incarnasse la grande compassione del Budda. Chang-an, sesto patriarca della scuola T’ien-t’ai, affermava che «Se uno è amico di una persona, ma manca della compassione di correggerla, in realtà è un suo nemico.» e «Chi la libera dal male sta agendo come un genitorese uno è amico di una persona, ma manca della compassione di correggerla, è in effetti suo nemico» e «colui che mette in grado il calunniatore di liberarsi dal male agisce verso di lui come un genitore.»21. Makiguchi considerava la prima frase un esempio del “vivere con un piccolo valore” e la seconda del “vivere con grande valore”.
Ciò che intendeva è che, siccome «il male in un bambino rimarrà finché non viene eliminato» è importante «assumere come principio di vita il grande spirito di compassione paterna e materna del Sutra del Loto» e affrontare l’impresa educativa con una mente veramente piena di compassione22. Questa affermazione viene motivata anche nei Lineamenti, dove egli afferma: «Sono giunto al punto di poter dichiarare che i fondamenti di un metodo pedagogico per la creazione valore vanno ricercati nell’essenza del Sutra del Loto».
I bambini ai tempi di Makiguchi, come peraltro anche i bambini di oggi, pativano le conseguenze di un ambiente educativo inadeguato, incontrando poi difficoltà a trovare lavoro, a essere ammessi a scuole o università e soffrendo le pene dell’inferno in occasione degli esami. Deve essere stata questa la ragione per cui Makiguchi, che perseguiva lo scopo di condurre tutti gli allievi alla felicità, si convinse che la prima cosa da realizzare in assoluto era la riforma educativa. In un passaggio del capitolo Espedienti (il secondo) del Sutra del Loto si legge:
Ho fatto un voto,
sperando di rendere tutte le persone uguali a me,
senza alcuna distinzione tra noi23.
Ciò sta a significare che lo scopo dell’apparizione del Budda in questo mondo è far sì che tutti gli esseri viventi possano ottenere l’Illuminazione. Senza questo presupposto essenziale non esisterebbe alcuna compassione del Budda, quella stessa compassione che secondo Makiguchi doveva costituire una parte fondamentale della sua pedagogia per la creazione di valore. Proprio la compassione di un genitore che si adopera per la felicità di tutti i suoi figli costituiva l’essenza della sua pedagogia.

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